Sir Bob (Cornelius) Rifo, aka The Bloody
Beetroots, è un artista italiano (nato a Bassano) a tutto tondo. In una delle
ultime inedite interviste ha rilasciato un excursus autobiografico dalla sua
infanzia agli ultimi anni di produzione, fino a convergere nell'album
rivelazione di questo Settembre: "Hide".
Bob cominciò ad entrare nel mondo della musica
a soli 7 anni, dopoche i suoi genitori lo avevano iscritto al conservatorio
(nei corsi di chitarra acustica e canto) al fine di combattere la sua
"timidezza" (caratterstica poco riconosciuta dai media e dai fans,
vista l'energia che sprigiona ad ogni live e in ogni suo componimento). Fin da
piccolo era creativo e sognava di poter comporre della musica propria e
innovativa(direi che il sogno si è avverato). Superata l'adolescenza Bob molla
il conservatorio e comincia la sua carriera di compositore. All'inizio il suo
desiderio era quello di creare una musica forte, arrogante e pretenziosa,
trasmettendo pura energia all'ascoltatore. Fu così che Bob esordì con una band
punk rock piuttosto aggressiva e bizzarra; il complesso non ebbe particolare
successo ma evidenziò ugualmente la vivacità , la grinta, e soprattutto la creatività fuori dal comune dell'artista
veneto.
Gli insuccessi del punk rock lo portarono a
voltare pagina cambiando radicalmente il genere della sua produzione musicale:
nasceva così il progetto "The Bloody Beetroots".
E' il 2007, quando Rifo, affiancato dal disc
jockey Tommy Tea, comincia la sua carriera di producer di musica elettronica.
Il duo inizia ad entrare in voga a suon di electro per i locali italiani,
distinguendosi anche per lo stile grazie alle caratteristiche maschere di Venom
(uno dei più rilevanti antagonisti del supereroe Spider Man). In seguito i
Bloody decisero di allestire uno studio di produzione e registrazione,
arricchito da numerosi sequencer analogici e da sintetizzatori molto vari e
complessi. Bob, in quanto artista, riesce ad entrare in confidenza facilmente
con qualsiasi tipo di strumento in grado di dar vita ad un suono. E difatto il
duo arrivò a produrre la bellezza di ben 45 remix in soli 2 anni (2007 e 2008);
un dato spaventoso, ed è altrettanto spaventoso il successo quasi immediato che
ottennero all'interno dell'electro house internazionale del momento, fino a
raggiungere l'apice della fama mediante l'importante collaborazione con lo
statunitense Steve Aoki (ideatore della label "Dim Mak") con il brano
"Warp" (2009). Nonostante quest'ultimo successone, la loro produzione
che meglio li rappresenta è l'album "Romborama" (2009): un album a
dir poco sbalorditivo, ricco di sfumature derivanti da svariati generi
musicali, affermando l'innata originalità di Bob che ancora oggi sorprende
anche gli ascoltatori di qualsivoglia genere e periodo musicale.
Nella seconda fase della loro produzione i
Bloody iniziano a muoversi anche in altri sottogeneri elettronici spaziando
dall'indie dance/nu disco al progressive, all'elettronica sperimentale,
continuando a rinnovarsi e trascurando le tendenze del momento. Nonostante
l'abituale utilizzo di nuovi ed inesplorati sound, il duo manteneva un minimo
comun denominatore: il loro stile indistinguibile e ineguagliabile, che associa
bassi aggressivi e suoni "violenti" a melodie rilassanti e talvolta nostalgiche che favoriscono
l'introspezione. Il progetto "The Bloody Beetroots" con gli anni si
espanse e mutò l'aspetto del live abolendo il dj set e adoperando gli strumenti
veri e propri; infatti Bob afferma che "la musica vera è quella degli
strumenti, non quella dei synth"; e proprio per questo, a partire dal
2010, i Bloody si esibiscono live (per i primi due anni lo spettacolo live si
chiamava "Death Crew 77"): Bob come chitarra e voce, Mad Harris alla tastiera e Edward Grinch come
terzo membro alla batteria (inizialmente il batterista era Jacopo Battaglia aka
Battle ).
Negli anni seguenti i Bloody si incentrarono
proprio sulla perfetta esecuzione delle loro performance dal vivo, tralasciando
la produzione e sfornando solamente qualche singolo, di gran lunga meno sensazionali
rispetto alla produzione precedente (conservando ad ogni modo il loro stile e
la loro energia).
Successivamente Bob, dopo l'enorme successo a
livello globale, esaltando le folle dei club e dei festival più importanti al
mondo, sentì il bisogno di tornare a produrre un album in grado di ribadire il
suo genio compositivo; fu così che nacque "Hide".
Già dal 2012 i
Bloody, dopo aver firmato il prestigioso contratto con l'Ultra Records,
rilasciarono degli EP (come "Rocksteady" e "Chronicles of a
fallen love") diversi dagli ultimi 2 anni e nuovamente originali ed
incisivi: i Bloody erano tornati. Quest'anno Bob, grazie ad
"Hide", si ritrova nuovamente tra i big dello scenario della musica
elettronica; l'album possiede 15 canzoni e ciascuna possiede un suo filo logico
e una sua anima indipendente; a far da mediatore fra i brani persiste il solito
stile di Rifo, ma rinnovato. Eh si, l'album è proprio l'emblema del
rinnovamento di Bob, che ha saputo mantenere la vecchia aggressività in stile
electro conciliandola a nuovi sound (specialmente distorti) in stile complextro
(sottogenere dell'electro, è molto recente, caratterizzato dalla variazione
continua di suoni per frequenza e ritmo; è un connubio fra l'electro e la
dubstep). E non finisce qui, la vera innovazione dell'album è la collaborazione di
Rifo con artisti inediti e di fama mondiale quali Theophilius London, Tommy
Lee, Greta Svabo, Dennis Lyxzèn, Youth (creatore dei Killing Joke ) e
soprattutto uno dei più importanti personaggi della musica del secondo 900':
Paul Mc Cartney (collaborando come vocal nel brano "Out of sight").
L'album contiene brani molto aggressivi ed altri più melodici e
"delicati", ma sono tutti frutto del desiderio primario di Bob:
rinnovare la musica elettronica (e non) del nuovo millennio e dare una forte
scossa alle nuove tendenze dei sottogeneri house sempre più inclini a sound e preset
plastificati e poco elaborati (come il progressive e la deep house).
Bob Rifo è in continuo mutamento e movimento:
egli riesce a passare da un sottogenere all'altro ampliando la sua produzione
musicale, e allo stesso tempo riesce a migliorarsi scovando nuovi sound e abbellendo la
performance live, ormai adorata da tutti i suoi fans. "Hide" dimostra
che Bob c'è, ed è disposto a dedicare anima e corpo al fine di creare un genere
suo, una nuova impronta nello scenario della musica contemporanea e di dare un
chiaro e importante messaggio: gli artisti devono comporre ciò che più li
soddisfa, ciò che sentono dentro, ciò che meglio li rappresenta, anche andando
fuori dagli schemi, e rifiutando le mode e le tendenze del momento.
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