sabato 28 dicembre 2013

BRIT FLOYD, P-U-L-S-E 2013




La giovane storia dei Brit Floyd inizia nel gennaio del 2011, quando si esibiscono per la prima volta a Liverpool. Nel giro di neanche tre anni suonano di fronte a mezzo milione di fan e quest’anno, dopo i sold out dello scorso inverno, tornano con un nuovo tour dal nome P-U-L-S-E 2013 con tre tappe italiane a Milano, Roma e Firenze rispettivamente il 25, 26 e 27 novembre.

L’evento fiorentino è stato  probabilmente quello ospitato nella location più modesta, il teatro OBIhall, con una capienza di neanche 2000 persone che ha però contribuito a creare un’atmosfera quasi intima con la talentuosa cover band britannica. Per chi avesse già assistito ad uno spettacolo dei Brit floyd avrebbe potuto amareggiarsi vedendo il palco piuttosto piccolo e spoglio, privo dell’arco e la sfera che avevano caratterizzato le scenografie dello scorso anno e che obbiettivamente rendono l’atmosfera ancora più suggestiva, ma si sarebbero dovuti presto ricredere. La band composta da Damian Darlington (direttore artistico, voce, chitarra e lap steel), Ian Cattell (basso, voce), Bobby Harrison (chitarra), Arran Ahmum (batteria), Rick Benbow (tastiere) e le coriste Rosalee O'Connell, Jacquie Williams, e Ola Bienkowska ha dato vita ad uno spettacolo mozzafiato riproducendo magnificamente la musica ma anche i coreografici e psichedelici giochi di luce dei Pink Floyd. Uno spettacolo di oltre tre ore in cui hanno ripercorso i più grandi successi di quattro “album pilastri”  nella discografia dei Pink Floyd: primo fra tutti  The wall aprendo con un impeccabile In the flesh. A seguire The dark side of the moon ed Animals con un’originalissima ed apprezzata esecuzione di Welcome to the machine (l’unica, durante il concerto,  rivisitata dalla band); e per ultimo The division bell. La ciliegina sulla torta:  la ripresa delle canzoni che non potevano mancare e che erano state saltate nel ripercorrere gli album (cosa che aveva preoccupato il pubblico fiorentino) come I wish you  were here o Confortably numb. A chiudere, luci soffuse in mezzo al palco per Ian Cattell ed il suo basso che intona l’intro di un’ a dir poco esplosiva esecuzione di Run like hell.


Alla base del successo dei Brit Floyd c’è uno studio maniacale e perfezionistico della musica dei Pink Floyd (di cui Damian Darlington è il principale artefice), che per gli amanti del genere non può non stupire. Certo, sono pur sempre una cover band, ma il binomio perfezione dell’album e potenza del live li porta al primo posto in questa tipologia di band. Qualsiasi nostalgico non può desiderare niente di meglio e per i più giovani, che non hanno avuto la possibilità di conoscere direttamente la band di Syd Barret, è l’occasione per vivere in nuce questa musica, per regalarsi qualche ora di pura emozione, per chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dagli assoli di chitarra.

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