martedì 21 gennaio 2014

I migliori film del 2013 (secondo me)

I 15 migliori film visti da me in quest’anno (quello che ho visto ho visto, peccato per alcuni grandi assenti). Chiaramente si contano film usciti quest’anno, alle volte la distribuzione italiana fa brutti scherzi.

15. La Casa (Fede Alvarez)
Remake dignitoso, che però perde il fascino dell’opera prima in cambio di continue strizzate d’occhio agli spettatori più rodati. Ciò nonostante, godibile anche come opera a sé stante.
14. Machete Kills (Robert Rodriguez)
B-movie all’insegna di trash e citazionismo, una goduria. Peccato che il confronto con il primo capitolo, nonostante il cambio di cast, soffra del teorema della “zuppa riscaldata”. Per gli appassionati.
13. Killer In Viaggio (Ben Wheatley)
Commedia nera molto british dai tratti a dir poco inquietanti. Il genio del male Wheatley inizia a farsi sentire pure in Italia, bene. Merita da vedere solo per le performances dei protagonisti. Brillante e crudele.
12. Flight (Robert Zemeckis)
Pagare per i nostri errori è un destino a cui dobbiamo andare incontro, così ci dice Zemeckis, ma senza eccessiva retorica e con un Denzel Washington in grande forma. Convincente il ritorno del regista ai film “in carne e ossa”, bene così.
11. Il Lato Positivo (David O. Russell)
O. Russell è nel suo periodo buono e questo film ne è la conferma: storia borderline, cast azzeccatissimo (chi pensava che Bradley Cooper sapesse recitare?) e regia perfetta per una commedia anomala che è piaciuta veramente a tutti, in senso buono.
10. Facciamola Finita (Seth Rogen, Evan Goldberg)
Quest’anno le commedie fantastiche vanno fortissime. L’opera prima di Seth Rogen alla regia (che se la cava mica male) è una dissacrante apocalisse a Hollywood, complice il gruppo di attori protagonisti, amici fedelissimi di Rogen, pronti a distruggere le proprie immagini di star (Michael Cera in primis). Vedere per credere.
9. Django Unchained (Quentin Tarantino)
C’è da dire che mi piange il cuore mettere Tarantino così indietro… e non per colpa sua, ma per merito di chi gli sta sopra in classifica. Comunque, qualsiasi cosa lui tocchi diventa oro e questo film non sfugge a questa logica, peccato per qualche sbavatura evitabile (ed evito di chiamarlo un “Tarantino minore”, suona male).
8. La Grande Bellezza (Paolo Sorrentino)
Altro favorito di quest’anno, altro gigante indietro nella classifica, ancora un po’ per merito altrui, un po’ per colpa sua. Fare un film sul nulla… Sorrentino c’è riuscito bene, peccato che il finale un po’ tirato, la lunghezza eccessiva e un forse eccessivo uso di aforismi e retorica varia appesantiscono questo film oltre la sopportazione di molti. Ciò non toglie che sia una bomba, non lo negate. Il problema è che è un film che fa dire: “molto bello, ma non lo rivedrei proprio seduta stante”. O meglio, così mi sono sentito io.
7. Pacific Rim (Guillermo Del Toro)
Ci sono pochi film che riescono a farmi tornare bambino, ma mai nessuno di questi era stato visto da me in tempi recenti, tutti tranne uno. Pacific Rim è l’Intrattenimento, forse un po’ nostalgico e per questo con tutti i difetti tipici del genere, oltre a una marea di strizzate d’occhio, ma attraente proprio per questo: Del Toro annichilisce Transformers (il paragone è quasi d’obbligo) e compagnia varia al loro stesso gioco. D’altronde, nessuno mi aveva fatto entrare così facilmente dentro un mondo così sopra le righe senza che io ne prendessi le distanze. Tanto di cappello.
6. La Fine Del Mondo (Edgar Wright)
Perché i distributori italiani lo abbiano snobbato, questo resta un mistero: fantascienza e comicità (oltre a una massiccia dose di satira sociale, che della commedia dovrebbe, e dico dovrebbe, essere un elemento fondamentale) fuse come raramente si vede, e Wright fa centro ancora. La Trilogia del Cornetto è completa e già mi manca, speriamo che dopo il “temuto” Ant-Man, il regista britannico torni alle opere dissacranti che, scusate il gioco di parole, lo hanno consacrato.
5. Le Streghe Di Salem (Rob Zombie)
Zombie studia e si vede: questo film risente di influenze polanskiane e kubrickiane, non c’è il minimo dubbio, ma sviluppa un gusto estetico, un marciume (non solo di superficie), in senso buono, che è puro marchio Zombie, un regista la cui visione si fa più intrigante e più complessa film dopo film. Questa volta si dà alla metafisica, alla religione e ne stravolge i concetti base, pur giocando con gli stilemi del genere della possessione demoniaca. Pazzesco.
4. Blue Jasmine (Woody Allen)
Allen è ancora vivo e si vede. Apprezzato colpo di reni per il quasi ottantenne più famoso di Manhattan che cambia, oltre che città (San Francisco), anche atteggiamento verso quella borghesia radical-chic (con pure una spruzzata bohemien) con cui si era adagiato (o è solo una mia impressione) in film recenti quali Vicky Christina Barcelona e Midnight In Paris: la critica colpisce tutti, abbienti e poveretti, upper class e working class, sezionando con una crudeltà divertita le nostre contraddizioni.
3. Stoker (Park Chan-Wook)
L’esordio occidentale di Park Chan-Wook non poteva essere migliore: cast azzeccatissimo, trama e sceneggiatura perfette e atmosfera impeccabile ne fanno un titolo imperdibile. Una prova: nella prima mezz’ora non succede quasi niente, ma non si riesce a staccare gli occhi dallo schermo, in un crescendo di tensione di cui si intuisce solo alla lontana la causa. Come? Andateglielo a chiedere, se lo avessi capito non ne sarei rimasto così affascinante. Raramente un film così ipnotico.
2. Venere In Pelliccia (Roman Polanski)
Questa pare la seconda giovinezza di Roman Polanski: non sbaglia un film. Anche Venere In Pelliccia non fa eccezione, portando avanti un discorso autoriale tutt’altro che semplice che, volendolo cercare, sta andando avanti dagli anni ’60. Il gioco delle parti, il dualismo dei caratteri, la passività contrapposta all’attività, la realtà che non è vera realtà… serve altro? Geniale, trascinante e conturbante sotto ogni punto di vista, emoziona e fa riflettere, niente di meglio (o quasi, visto che l’oro è di un altro titolo).
1. Solo Dio Perdona (Nicholas Winding Refn)
Capolavoro. Capolavoro. Ogni cosa mozza il fiato in questo film. Forse non ci arriverete alla prima visione, allora guardatelo una seconda volta e una terza e via così. Complesso in questo caso è sinonimo di imperdibile. Guardatelo, se amate il cinema, ma anche se tra voi c’è solo una semplice amicizia.

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