I 15 migliori film visti da me in quest’anno (quello
che ho visto ho visto, peccato per alcuni grandi assenti). Chiaramente si
contano film usciti quest’anno, alle
volte la distribuzione italiana fa brutti scherzi.
15.
La Casa (Fede Alvarez)
Remake dignitoso, che però perde il fascino
dell’opera prima in cambio di continue strizzate d’occhio agli spettatori più
rodati. Ciò nonostante, godibile anche come opera a sé stante.
14.
Machete Kills (Robert Rodriguez)
B-movie
all’insegna di trash e citazionismo, una goduria. Peccato che
il confronto con il primo capitolo, nonostante il cambio di cast, soffra del
teorema della “zuppa riscaldata”. Per gli appassionati.
13.
Killer In Viaggio (Ben Wheatley)
Commedia nera molto british dai tratti a dir poco inquietanti. Il genio del male
Wheatley inizia a farsi sentire pure in Italia, bene. Merita da vedere solo per
le performances dei protagonisti.
Brillante e crudele.
12.
Flight (Robert Zemeckis)
Pagare per i nostri errori è un destino a cui
dobbiamo andare incontro, così ci dice Zemeckis, ma senza eccessiva retorica e
con un Denzel Washington in grande forma. Convincente il ritorno del regista ai
film “in carne e ossa”, bene così.
11.
Il Lato Positivo (David O. Russell)
O. Russell è nel suo periodo buono e questo film ne
è la conferma: storia borderline,
cast azzeccatissimo (chi pensava che Bradley Cooper sapesse recitare?) e regia
perfetta per una commedia anomala che è piaciuta veramente a tutti, in senso
buono.
10.
Facciamola Finita (Seth Rogen, Evan
Goldberg)
Quest’anno le commedie fantastiche vanno fortissime.
L’opera prima di Seth Rogen alla regia (che se la cava mica male) è una
dissacrante apocalisse a Hollywood, complice il gruppo di attori protagonisti,
amici fedelissimi di Rogen, pronti a distruggere le proprie immagini di star
(Michael Cera in primis). Vedere per
credere.
9.
Django Unchained (Quentin Tarantino)
C’è da dire che mi piange il cuore mettere Tarantino
così indietro… e non per colpa sua, ma per merito di chi gli sta sopra in
classifica. Comunque, qualsiasi cosa lui tocchi diventa oro e questo film non
sfugge a questa logica, peccato per qualche sbavatura evitabile (ed evito di
chiamarlo un “Tarantino minore”, suona male).
8.
La Grande Bellezza (Paolo Sorrentino)
Altro favorito di quest’anno, altro gigante indietro
nella classifica, ancora un po’ per merito altrui, un po’ per colpa sua. Fare
un film sul nulla… Sorrentino c’è riuscito bene, peccato che il finale un po’
tirato, la lunghezza eccessiva e un forse eccessivo uso di aforismi e retorica
varia appesantiscono questo film oltre la sopportazione di molti. Ciò non
toglie che sia una bomba, non lo negate. Il problema è che è un film che fa
dire: “molto bello, ma non lo rivedrei proprio seduta stante”. O meglio, così
mi sono sentito io.
7.
Pacific Rim (Guillermo Del Toro)
Ci sono pochi film che riescono a farmi tornare
bambino, ma mai nessuno di questi era stato visto da me in tempi recenti, tutti
tranne uno. Pacific Rim è
l’Intrattenimento, forse un po’ nostalgico e per questo con tutti i difetti
tipici del genere, oltre a una marea di strizzate d’occhio, ma attraente
proprio per questo: Del Toro annichilisce Transformers
(il paragone è quasi d’obbligo) e compagnia varia al loro stesso gioco.
D’altronde, nessuno mi aveva fatto entrare così facilmente dentro un mondo così
sopra le righe senza che io ne prendessi le distanze. Tanto di cappello.
6.
La Fine Del Mondo (Edgar Wright)
Perché i distributori italiani lo abbiano snobbato,
questo resta un mistero: fantascienza e comicità (oltre a una massiccia dose di
satira sociale, che della commedia dovrebbe, e dico dovrebbe, essere un
elemento fondamentale) fuse come raramente si vede, e Wright fa centro ancora.
La Trilogia del Cornetto è completa e già mi manca, speriamo che dopo il
“temuto” Ant-Man, il regista britannico torni alle opere dissacranti che,
scusate il gioco di parole, lo hanno consacrato.
5.
Le Streghe Di Salem (Rob Zombie)
Zombie studia e si vede: questo film risente di
influenze polanskiane e kubrickiane, non c’è il minimo dubbio,
ma sviluppa un gusto estetico, un marciume (non solo di superficie), in senso
buono, che è puro marchio Zombie, un
regista la cui visione si fa più intrigante e più complessa film dopo film.
Questa volta si dà alla metafisica, alla religione e ne stravolge i concetti
base, pur giocando con gli stilemi del genere della possessione demoniaca.
Pazzesco.
4.
Blue Jasmine (Woody Allen)
Allen è ancora vivo e si vede. Apprezzato colpo di
reni per il quasi ottantenne più famoso di Manhattan che cambia, oltre che
città (San Francisco), anche atteggiamento verso quella borghesia radical-chic (con pure una spruzzata bohemien) con cui si era adagiato (o è
solo una mia impressione) in film recenti quali Vicky Christina Barcelona e Midnight
In Paris: la critica colpisce tutti, abbienti e poveretti, upper class e working class, sezionando con una crudeltà divertita le nostre
contraddizioni.
3.
Stoker (Park Chan-Wook)
L’esordio
occidentale di Park Chan-Wook non poteva essere migliore: cast azzeccatissimo,
trama e sceneggiatura perfette e atmosfera impeccabile ne fanno un titolo
imperdibile. Una prova: nella prima mezz’ora non succede quasi niente, ma non
si riesce a staccare gli occhi dallo schermo, in un crescendo di tensione di
cui si intuisce solo alla lontana la causa. Come? Andateglielo a chiedere, se
lo avessi capito non ne sarei rimasto così affascinante. Raramente un film così
ipnotico.
2.
Venere In Pelliccia (Roman Polanski)
Questa pare la
seconda giovinezza di Roman Polanski: non sbaglia un film. Anche Venere In Pelliccia non fa eccezione,
portando avanti un discorso autoriale tutt’altro che semplice che, volendolo
cercare, sta andando avanti dagli anni ’60. Il gioco delle parti, il dualismo
dei caratteri, la passività contrapposta all’attività, la realtà che non è vera
realtà… serve altro? Geniale, trascinante e conturbante sotto ogni punto di
vista, emoziona e fa riflettere, niente di meglio (o quasi, visto che l’oro è
di un altro titolo).
1.
Solo Dio Perdona (Nicholas Winding Refn)
Capolavoro.
Capolavoro. Ogni cosa mozza il fiato in questo film. Forse non ci arriverete
alla prima visione, allora guardatelo una seconda volta e una terza e via così.
Complesso in questo caso è sinonimo di imperdibile. Guardatelo, se amate il
cinema, ma anche se tra voi c’è solo una semplice amicizia.
Nessun commento:
Posta un commento